Portello, arrivano i tedeschi: “Un hotel da 380 camere”.

Massimo Vitali tira dritto. Soltanto martedì il presidente dell’omonimo gruppo di costruzioni ha firmato un accordo con «One», catena alberghiera tedesca, per la gestione dell’Hotel in predicato di sorgere al Portello.

 di GIAMBATTISTA ANASTASIO
Rendering del progetto Milano Alta di Vitali Spa  al Portello

La catena tedesca aveva annunciato di voler sbarcare in Italia, in particolare a Roma e a Milano, già a settembre 2015. Singolare che per il battesimo in terra meneghina abbia scelto di puntare sul Portello. L’area, infatti, è di proprietà di Fondazione Fiera, che non sembra per nulla intenzionata a portare avanti il progetto di riqualificazione «Milano Alta» firmato proprio dalla Vitali Spa, aggiudicataria del padiglione oggi dismesso dopo la clamorosa rinuncia del Milan. Il 24 marzo 2017 la Fondazione ha presentato un atto di citazione in tribunale contro i Vitali perché ritiene che l’iter del progetto non possa andare a buon fine, vista la presunta distanza tra il Comune e la stessa Spa. Non solo.

Proprio martedì Fondazione Fiera ha lasciato cadere nel vuoto l’ultimatum inviato da Palazzo Marino: il documento con le integrazioni e le modifiche richieste dagli uffici comunali al piano «Milano Alta» è stato firmato solo dai Vitali. I costruttori bergamaschi hanno a loro volta citato in giudizio Fondazione Fiera per diverse, presunte, inadempienze contrattuali. E’ in questo contesto che cade l’accordo siglato martedì da «Milano Alta» con «One». Un contesto del quale i tedeschi sono a conoscenza. Ulrich Demetz, bolzanino, responsabile per l’Italia del gruppo fondato da Dieter Muller, coi suoi collaboratori si è detto fiducioso sul buon esito “dell’affaire” Portello. Massimo Vitali aveva dichiarato, proprio su queste pagine, di voler e poter andare avanti, nonostante tutto. Detto, fatto.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

Portello, Massimo Vitali: “Fondazione Fiera vìola i patti Il Comune fa gossip”.

Il presidente del gruppo Vitali: “Forse l’ente di Largo Domodossola vuol far posto ad altri. Ecco perché li porto in tribunale: Sindaco e assessore in faccia non mi hanno mai detto certe cose”.

di GIAMBATTISTA ANASTASIO

Un’immagine del progetto col quale il gruppo Vitali ha ottenuto l’area  dopo il ritiro del Milan

Un’immagine del progetto col quale il gruppo Vitali ha ottenuto l’area dopo il ritiro del Milan.

Milano, 27 aprile 2017 – Ci sarebbe una data spartiacque nella storia, tormentata e irrisolta, dell’iter per la riqualificazione del Portello: «A far tempo dal settembre 2016, Fondazione Fiera, cominciava a mutare atteggiamento fino a porsi in aperta violazione di numerose disposizioni contrattuali (…). L’ostracismo della controparte finiva per manifestarsi in un cristallino rifiuto di adempiere il contratto sulla base di un asserito disfavore manifestato dal Comune nei confronti del progetto». La data spartiacque, non si fosse capito, è settembre 2016. E quelli appena riportati sono stralci dell’atto di citazione depositato in tribunale dai legali della Vitali Spa contro Fondazione Fiera Milano (FFM). Trentatré pagine nelle quali si sottolinea il progressivo venir meno della «buona fede» nei rapporti tra le parti, 33 pagine percorse da una tesi: «A un tratto Fondazione – spiega Massimo Vitali, presidente della Spa – ha deciso di non proseguir con noi e ha iniziato a fare ostruzione».

Vitali, lei sospetta che Fondazione volesse mettervi nella condizione di risultare inadempienti?

«Sono loro ad essere inadempienti. Sono loro a non aver rispettato gli accordi. Siamo noi a citare in tribunale la Fondazione per inadempienze. La citazione presentata per prima dalla stessa Fondazione contro di noi si basa, invece, sulla previsione che lo “Studio di coordinamento progettuale unitario” (Scpu) non sarà mai approvato dal Comune e per questo è destituita di fondamento, è una citazione illogica e pretestuosa».

Che al Comune il vostro progetto non piaccia pare un dato di fatto. L’hanno detto il sindaco Giuseppe Sala, prima, e l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, poi.

«Il Comune non ha mai prodotto alcun documento dal quale si possa evincere quanto sostenuto da Fondazione Fiera. Il 5 maggio 2016 la Commissione Paesaggio del Comune ha espresso, le leggo l’atto, “parere sostanzialmente positivo” e il 30 gennaio 2017 gli uffici dell’Urbanistica ci hanno chiesto integrazioni. Noi abbiamo risposto il 15 febbraio e l’8 marzo c’è stata una riunione con l’assessore Maran alla quale FFM ha chiesto di partecipare tramite il direttore generale Paolo Lombardi. Da settembre a marzo c’è stato un buco nelle riunioni, sono state sempre meno nonostante l’iter stesse entrando nel vivo. Col presidente Gorno Tempini ci siamo visti solo ad ottobre per 30 minuti: chiaro che non vogliano andare avanti».

Nella riunione dell’8 marzo dal Comune non le hanno rappresentato la richiesta di rivedere le 5 palazzine?

«No. Su questo punto il Comune ha fatto solo gossip. A me, negli incontri avuti di persona, né il sindaco né l’assessore hanno mai detto nulla sulle cinque palazzine».

Perché ritenete che Fondazione Fiera sia inadempiente?

«Il preliminare sottoscritto a febbraio 2016 con FFM per il diritto di superficie sull’area poneva, tra le altre, una condizione precisa per l’approdo al contratto definitivo, una condizione fiscale: l’esito positivo della procedura di interpello avanzata da FFM all’Agenzia delle Entrate. L’interpello è un atto col quale si disciplina quante tasse si devono pagare su una compravendita e con quale cadenza. Fondazione presenta l’interpello il 19 febbraio 2016, l’Agenzia chiede integrazioni a maggio 2016 e dà alla Fondazione 60 giorni di tempo per inviarle. Fondazione risponderà solo a fine novembre 2016 e in modo contraddittorio. L’Agenzia conclude la pratica con esito negativo. Ma il preliminare siglato tra noi e FFM prevedeva che, in caso di esito negativo, si attivasse una riparazione. Abbiamo allora proposto a FFM una rimodulazione del contratto per il diritto di superficie, di divederlo in tre tranche da 15 anni anziché un’unica tranche da 50. Poi abbiamo proposto di anticipare dal quarto al primo anno la cessione dell’hotel che il bando sul Portello chiede di costruire. Niente, FFM ci ha sempre risposto picche nonostante il preliminare prevedesse che si dovesse trovare una soluzione. Questa è la prima ragione di inadempienza contestata in tribunale a FFM, che ha voluto sviare l’Agenzia delle Entrate per ottenere parere negativo e bloccare l’iter».

Questione oneri di urbanizzazione?

«Abbiamo proposto a FFM una soluzione che consentirebbe alla stessa di risparmiare 11 milioni di euro sui 20 che dovrebbe pagare solo per gli oneri standard. Proposta rifiutata. Il motivo? Non si sa».

È vero che non avete ancora tirato fuori un euro di canone per il diritto di superficie?

«Il termine a partire dal quale parte il pagamento del canone è l’approvazione in Comune dello Scpu: lo prevede, ancora, il preliminare di febbraio 2016. Il documento non è ancora stato approvato ma la nostra titolarità sull’area non viene meno per l’assenza dello Scpu. Persiste in forza del preliminare di febbraio 2016. Lo Scpu non è una conditio sine qua non ma solo, ripeto, un termine. Ed è un documento che non può non arrivare ad approvazione perché il Comune ha una discrezionalità limitata. A maggior ragione se si tiene conto che “Milano Alta” non richiede varianti urbanistiche al Pgt o di altro tipo. È FFM che non vuole trovare l’accordo, che sta tardando nel rispondere alla richiesta di integrazioni avanzata dal Comune il 30 gennaio 2017. Salvo poi scrivere nell’atto col quale ci cita in giudizio che “il Comune appare più che restio ad approvare il progetto Milano Alta e che ci troviamo quindi davanti a una situazione irrisolvibile”: FFM sta chiaramente dicendo che non vuole adempiere al contratto. Questo è un altro motivo di inadempienza da parte loro».

Che interesse avrebbe FFM a bloccare l’iter?

«Non so. Ho letto dell’interesse di altri investitori per l’area. Forse la risposta sta lì. A luglio 2016 abbiamo presentato a FFM un contratto con Urban Vision per dare il via ad affissioni pubblicitarie sul padiglione 1-2, un contratto che a FFM avrebbe fruttato 550mila euro all’anno. Ma in largo Domodossola hanno preferito non dar corso nemmeno a quel contratto, perdere quei soldi. Altro motivo di inadempienza citato nel nostro esposto. A me non pare un atteggiamento normale».

Non resta che aspettare l’esito del contenzioso. O approdare a una soluzione amichevole.

«Noi possiamo andare avanti anche da soli, il preliminare di febbraio 2016 ci dà la titolarità dell’area e il contenzioso non la estingue fino a sentenza contraria. Quel preliminare è blindato, non concede a Fondazione vie d’uscita, Fondazione non può sfilarsi».

Ma il Comune chiede che lo Scpu sia sottoscritto «congiuntamente» ed entro l’1 maggio.

Ultimatum sul Portello: il Comune di Milano scrive alla Vitali SpA.

Una lettera di Palazzo Marino impone un ultimatum alla Fondazione Fiera di Milano e la società bergamasca Vitali Spa

Palazzo Marino sabato scorso ha sollecitato con una lettera i due contendenti a trovare una soluzione, rimarcando di essere pronto “entro dieci giorni” ad approvare lo studio di coordinamento progettuale unitario sul futuro dell’area.

Il Comune di Milano di fatto chiede alla Fondazione Fiera (proprietaria del padiglione 1-2 della Fiera Milano) e alla società bergamasca (assegnataria del compito di riqualificare il padiglione e l’area circostante) di presentare “congiuntamente” le modifiche richieste per arrivare alla ratifica dello studio.

Se i due società non troveranno una soluzione, il Comune di Milano considererà chiusa con esito negativo la pratica.
La mossa di Palazzo Marino non dovrebbe ottenere svolte, le due parti sono ormai pronte allo scontro nelle aule di tribunale.

I motivi dello scontro? Secondo la Fondazione Fiera la società bergamasca sarebbe inadempiente. La Vitali ha concordato con la Fondazione di largo Domodossola un canone annuo di 1,5 milioni di euro per i primi due anni e di tre milioni di euro a partire dal terzo.

Fondazione Fiera ritiene che Vitali Spa dovesse corrispondere il canone già dall’inizio del 2016, che sia sufficiente il contratto quadro sottoscritto a febbraio di quell’anno.

La Vitali, invece, sostiene di dover procedere al pagamento solamente dopo che avrà le chiavi dell’area. L’altra inadempienza della società bergamasca, secondo la Fondazione, riguarda i costi di bonifica e gli oneri di urbanizzazione. Anche in questo caso non ci sarebbe accordo.

La soluzione pare ormai affidata ai giudici. E la mossa del Comune di Milano appare solamente un pro forma, un tentativo, l’ultimo per trovare una via d’uscita.

Milano, al Portello tutto da rifare. Salta il progetto del gruppo Vitali

Milano, al Portello tutto da rifare. Salta il progetto del gruppo VitaliIl rendering del progetto Milano Alta

Bocciato il piano subentrato a quello dello stadio del Milan. La società esclusa non ci sta e trascina la Fiera in tribunale. Ora un altro bando, la concessione in affitto o l’incarico a Prelios, terzo classificato

di ILARIA CARRA – 21 aprile 2017

Anche il piano bis per il Portello finisce in un’aula di tribunale. Dopo gli strascichi legali per il progetto fallito dello stadio del Milan, la Fondazione Fiera, proprietaria dell’area, ha infatti citato in giudizio per inadempienza Milano Alta, il progetto del gruppo Vitali che ne aveva preso il posto. Il gruppo però non ci sta a essere fatto fuori e ha riposto con lo stesso atto in tribunale, chiedendo inoltre all’ente il risarcimento di tutti i danni (pure d’immagine). E aprendo una guerra legale che complica ulteriormente una vicenda già deteriorata.

Il bando di Fondazione Fiera risale all’ottobre del 2014. La missione: trovare un inquilino in grado di cambiare il volto di questo pezzo di città che accoglie chi entra a Milano in autostrada. Dopo il clamoroso dietrofront del Milan, che ufficialmente è valso cinque milioni di risarcimento danni per l’ente, si è riaperta la partita del secondo classificato, Vitali. Ma l’idillio si è rotto presto. Fino all’ultimo atto. La Fondazione Fiera ha presentato un atto di citazione al tribunale di Milano, notificato a Vitali il 24 marzo, chiedendo di «accertare la sopravvenuta efficacia del contratto preliminare e di pronunciare la risoluzione del medesimo», avvertendo il Comune di ritenere appunto decaduto il rapporto con il costruttore.

Ma Vitali ha subito messo in campo la contromossa legale citando a sua volta in giudizio la Fondazione Fiera Milano «invocando il rispetto degli impegni assunti da Ffm che ora cerca di sottrarsi ala stipula del contratto definitivo con comportamenti illegittimi aventi l’unico scopo di procurarle un’indebita via di fuga». Per il presidente del gruppo, Massimo Vitali, il contratto preliminare firmato il 16 febbraio 2016 «è pienamente efficace e non siamo inadempienti. Se la Fondazione ha cambiato idea e non vuole assumersi gli oneri standard contrattualmente a suo carico ora è troppo tardi, anche il Comune deve proseguire l’iter e non addurre pretesti. Milano Alta sarà realizzata».

La giunta Sala, e il sindaco in primis, hanno avanzato più di un dubbio sul piano Milano Alta. Un mese fa, il 10 marzo, la Fondazione Fiera chiedeva a Vitali lo scioglimento consensuale del contratto sostenendo che «il Comune appare più che restio ad approvare il progetto Milano Alta» e che «ci troviamo dunque dinanzi a una questione irrisolvibile». Per Vitali invece la Fondazione Fiera ha tenuto «una condotta ostativa, di malafede e di reticenza» tanto da accusarla di inadempienza. Una battaglia di carte bollate con la quale il gruppo chiede al giudice che gli venga «trasferito il diritto di superficie sui padiglioni 1 e 2».

La vicenda si sposta ora in tribunale, e in un comitato esecutivo dell’ente ai primi di maggio. In quella sede si dovrà decidere la strada da prendere che difficilmente bypasserà una nuova procedura di evidenza pubblica. Palazzo Marino invoca «un progetto all’altezza e celerità»: «Prendo atto dell’interruzione dei rapporti tra la Fondazione e Vitali — dice l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran — ci aspettiamo ora dall’ente

una proposta di lavoro che ci riserviamo di valutare. Ben sapendo che quella è un’area che è una porta di accesso di Milano e ci aspettiamo un progetto di qualità». Chissà se sarà quello di quello di Prelios, che era in gara con il Magnete e che si è rifatta avanti con una lettera manifestando di essere ancora interessata. E chiede di rientrare in una partita dalla quale venne esclusa ai tempi della presidenza di Benito Benedini.

Tutto da rifare al Portello: “Il contratto con Vitali non è più valido”

Fondazione Fiera ufficializza il ricorso al tribunale in una lettera al Comune.

 di GIAMBATTISTA ANASTASIO – Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2017
 L'area del Portello (Newpress)

L’area del Portello (Newpress)

Decisioni e date formalizzate da Fondazione Fiera in una lettera inviata il 13 aprile, solo sette giorni fa, all’Assessorato comunale all’Urbanistica a firma di Paolo Lombardi, direttore generale di largo Domodossola. Una lettera che nasce anche come risposta ad una richiesta di chiarezza avanzata all’ente da parte di Palazzo Marino. Proprio su queste pagine, il 25 marzo scorso, si era anticipata l’intenzione della Fondazione di risolvere ogni rapporto con l’impresa. E allora da Palazzo Marino era stata pubblicamente lanciata alle parti una richiesta di chiarezza. Ecco, allora, il passaggio clou della missiva firmata da Lombardi una settimana fa: «La vigenza e l’efficacia del contratto quadro sottoscritto il 16 febbraio 2016 tra Fondazione Fiera Milano e Vitali S.p.A., alla quale è subentrata Milano Alta, sono da noi contestate per i fatti e per i motivi illustrati nel nostro atto di citazione avanti il tribunale di Milano notificati a Milano Alta e a Vitali S.p.A. in data 24 marzo 2017, del quale vi abbiamo edotto nella precedente lettera del 5 aprile». Sì, sono due le lettere nella quale Fondazione Fiera fa sapere all’assessorato comunale all’Urbanistica di non considerare più né vigente né efficace il contratto col gruppo al quale è stato affidato il disegno futuro del Portello. «Con un atto del genere come possiamo noi andare avanti a trattare con i Vitali?» chiede, quindi, Pierfrancesco Maran, assessore comunale all’Urbanistica. «Noi avevamo chiesto alla proprietà del Portello e all’impresa che si è aggiudicata la gara per la sua riqualificazione di farci sapere se avessero o no l’intenzione di andare avanti insieme – ricorda Maran –. Le comunicazioni pervenuteci negli ultimi giorni ci impongono di interrompere il confronto con Vitali S.p.A. perché ci è stato detto con chiarezza che Fondazione Fiera ha deciso di intraprendere un’altra strada. Noi ne prendiamo atto e attendiamo che la proprietà del Portello ci faccia sapere come intende valorizzare un’area di grande interesse per lo sviluppo della città».

Maran e, prima di lui, il sindaco Giuseppe Sala non hanno mai nascosto il loro parere negativo nei confronti del progetto presentato dai Vitali. E il riferimento è al progetto bis, quello nel quale si prevede l’abbattimento dello storico padiglione 1-2 del Portello e le famose cinque torri, invece non contemplate nei fogli millimetrati coi quali l’impresa ha partecipato alla gara. Il motivo della modifica? L’impossibilità di riammodernare quel padiglione. Quelle palazzine hanno certamente creato delle frizioni tra l’impresa e Palazzo Marino, come riportato. Secondo Maran le modifiche di volta in volta offerte al Comune dai Vitali erano piuttosto marginali. Ma dietro a questo epilogo c’è soprattutto il mancato decollo dell’intesa tra Fondazione Fiera e i costruttori. Le inadempienze che ora da largo Domodossola sono contestate al gruppo Vitali non hanno a che fare solo con lo sforamento di qualche scadenza temporale ma anche con gli oneri di urbanizzazione e i costi delle bonifiche, gli uni e gli altri ora aumentati rispetto al progetto originario (quello che non prevedeva abbattimenti), senza contare la questione della retroattività del pagamento del canone per il comodato dell’area.

Il Giorno – Milano Cronaca

Milano Alta, il futuro del Portello. Vitali: “Sala dica che cosa vuole”

Massimo Vitali dovrà costruire sull’area del Portello il progetto Milano Alta. Ma si vocifera di una retromarcia di Fondazione Fiera: “Sala dica cosa vuole”

Milano Alta, il futuro del Portello. Vitali: "Sala dica che cosa vuole"

Massimo Vitali è il presidente del gruppo Vitali che dovrà costruire sull’area del Portello il progetto Milano Alta, dopo il caso chiuso dello stadio del Milan. Tuttavia, si vocifera che Fondazione abbia intrapreso una retromarcia: “A quanto ne so io, non ci sono contenziosi in atto. Se il problema è Beppe Sala, non so che cosa voglia il sindaco. Siamo pronti a ragionare“, spiega Vitali in una intervista ad Affaritaliani.it

Presidente Vitali, quanto costa Milano Alta.
Costa 160 milioni. Considerati i canoni attualizzati che saranno pagati a Fondazione, siamo a 250 milioni.

E’ sostenibile a livello economico?
Assolutamente sì. Stiamo parlando di un progetto che impiega 1000 posti di lavoro in fase di costruzione, un indotto annuo previsto di 5 milioni di euro. Ben 5000 posti di lavoro nel centro e il completamento del raggio verde numero 7, con un chilometro di percorsi ciclopedonali sicuri.

Facciamo un passo indietro. Che cos’è Milano Alta? Un polo per lo shopping.
No, assolutamente. Non capisco perché sia passata questa idea. Stiamo parlando di un centro direzionale, di un luogo dall’architettura unica, all’avanguardia tecnologica. Questo non è uno shopping center. Questo è un centro direzionale sostenibile: con affitto sostenibile, sostenibile dal punto di vista ambientale, sostenibile per la città. Vitali ha una caratteristica…

In che senso?
A differenza di altri costruttori noi siamo molto tecnologici. Usiamo la tecnologia per creare prodotti davvero spinti nel futuro.

Se tutto andasse bene, quando sarebbe completata Milano Alta?
Diciotto mesi.

Ma si farà?
Noi siamo pronti a partire immediatamente nel momento in cui ci danno il via libera.

Si parla di un contenzioso con Fondazione Fiera.
Non ne sono a conoscenza.

milanoaltaMilano Alta

Il Comune vi ha dato il via libera?
Non si tratta di variazioni complesse al Pgt, ma solo di approvare uno studio tecnico di coordinamento, studiato in linea con i precetti del Pgt di Milano. Tutto molto semplice, potrebbe essere approvato in pochissimo tempo. Ora sta al sindaco Sala fare la parte che spetta al Comune.

Sui giornali è uscito l’interessamento della Rai all’area, e che Milano Alta è di fatto un progetto finito.
Ripeto: non sono a conoscenza di contenziosi con Fondazione Fiera. E Milano Alta è un progetto importante per Milano. Farà lavorare moltissime persone a un progetto green, in linea con le aspettative con le aziende che arriveranno anche dalla Brexit. Quindi si può e si deve fare.

Se non dovesse andare in pianta stabile al Pirellone, l’Ema potrebbe trasferirsi da voi?
Ovviamente. Ma non c’è solo l’Ema in lizza. Al Portello ci sarà un luogo pulito, ordinato, green. Con tutte le qualità ricercate dalle grandi multinazionali. Per quanto riguarda la Rai, potrebbe venire da noi.

Ma la Rai potrebbe subentrare a voi sull’area, non affittare dopo gli spazi.
Io penso che la Vitali sappia fare il suo lavoro. Noi non siamo il problema, siamo la soluzione per la Rai, per la Fondazione Fiera, per il Comune. Lasciateci fare bene il nostro lavoro. Abbiamo esperienze internazionali di altissimo livello.

Lei è fiducioso?
Sono convinto, convintissimo. Questo è un progetto bello, con piccole strutture di vendita, negozi di vicinato. E ben 25 milioni di euro da investire di oneri di urbanizzazione. Potremmo creare un centro unico per le scuole civiche milanesi. Ma siamo disponibili a ragionare su quello che vuole il Comune, ci hanno suggerito le scuole civiche e stiamo lavorando su questo.

Intervista a Massimo Vitali.

“Il nostro progetto sul Portello resta valido”

Il presidente dell’omonimo gruppo: “Non sarà uno shopping center, ci lavoreranno 5mila persone. Stiamo rispondendo al Comune. Impossibile mantenere i padiglioni esistenti”

“NON gli ho ancora presentato il bimbo, non può dirmi che non gli piace”. Beppe Sala non ha espresso un giudizio molto positivo su Milano Alta, il progetto di trasformazione del Portello, ed è proprio al sindaco che Massimo Vitali, presidente dell’omonimo gruppo che dovrà realizzarla, si rivolge per dire che “oggi non c’è ancora il tema del “mi piace oppure no” perché siamo al passaggio prima”.

Vitali, il Comune ha però più volte detto che così com’è il progetto non va.
“Oggi siamo alla progettazione urbanistica, cioè di sagome, volumi, altezze. Dire che non si gradisce un progetto urbanistico è come negare l’edificio esistente, cioè l’ingombro. Non siamo alla fase edilizia, le torri possiamo modificarle in qualunque momento”.

Il sindaco lo ritiene un progetto “non all’altezza” della zona, cosa ne pensa?
“A mio avviso il progetto ha trovato il gradimento di tante aziende”. Ma se non piace al Comune e al sindaco forse è un problema non crede? “Stiamo anticipando le tappe, quando sarà approvato il piano urbanistico presenteremo il progetto. Dateci il tempo, dico. Noi siamo già andati nel futuro con il nostro innovation building costruito a Peschiera, e siamo sicuri di poter fare ancor meglio. Noi ci adeguiamo: siamo pronti a soddisfare ogni richiesta, se il cliente ordina eseguiamo”.

Il timore espresso dalla giunta è che somigli a un grande centro commerciale.
“Ci lavoreranno cinquemila persone, non è uno shopping center, semmai più un centro direzionale, un posto iconico”.

Dicono che non ha un’anima, come intendete connotarlo?
“L’iconicità è il contenuto. Ci sarà un piano di 15mila metri quadri di food con importanti catene, come la Brunelli. Abbiamo una serie di accordi vincolanti già sottoscritti. C’è poi l’hotel più grande di Milano, della multinazionale One, low cost a prezzo fisso. E poi una palestra, e una clinica di una nota famiglia milanese”.

Lei parla di Milano Alta come di “un progetto che si sta sviluppando”. In realtà potrebbe non andare così, o no?
“Abbiamo un contratto preliminare con Fondazione Fiera, in uno stato di diritto non c’è il dubbio di non procedere. In queste ore depositiamo le richieste di integrazione che ci hanno chiesto”.

Per esempio?
“Sono prescrizioni tecniche. Ci hanno chiesto di togliere per esempio l’ingresso al parcheggio da viale Scarampo”.

I tecnici parlavano di funzioni “inadeguate”, le avete cambiate?
“Il piano attuativo contiene funzioni come la mediateca, ci è stato chiesto di declinarle meglio. Tutte prescrizioni semplici. Poi presenteremo il progetto e in due mesi siamo pronti a partire, ma non siamo ancora lì, vorremo arrivarci presto”. Se cosi non andrà ci sono penali? “Io sono ottimista. Siamo in grado di farlo in 12 mesi. Non è un tema”.

C’è un contenzioso con Fondazione Fiera?
“Al momento no, ma non ho la sfera di cristallo…”.

Voi avevate vinto la gara con un progetto diverso da quello di oggi, come mai l’avete cambiato?
“Era impossibile mantenere gli edifici del Bellini, sono stati costruiti vent’anni fa con rilevanti problemi strutturali. Non possiamo fare edifici nuovi che non rispettano le norme anche antisismiche”.

Potete ancora permettervi di fare questo progetto a livello finanziario?
“Il progetto ha tutti gli interlocutori, abbiamo gli investitori a lungo termine e assicurazioni pronte a investire. E abbiamo locato il 100 per cento degli spazi.

Io opero da 30 anni e queste cose le ho viste tante volte. Siamo abituati a queste operazioni, è normale democrazia che ci siano i mal di pancia. E noi ci adeguiamo”.
R.it – 30 marzo 2017

Ex Portello, salta anche il piano Vitali

 – 28 marzo 2017

A inizio marzo è stato l’incontro con il Comune di Milano e l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran a mettere un freno al progetto “Milano Alta” del gruppo Vitali-Stam per la riqualificazione dell’area Portello di Milano.

Ora sta andando in questa direzione anche la Fondazione Fiera Milano, l’ente controllato da Comune e Regione Lombardia che ha bandito la gara due anni fa (in quanto proprietario dei terreni e dei padiglioni), i cui vertici stanno valutando di rescindere il contratto e voltare pagina, nonostante gli ultimi tentativi del gruppo di modificare il piano finanziario, sostenendo di poter avere anche altri partner (oltre Stam).

La proposta originaria di Vitali-Stam è stata oggetto di un dibattito iniziato mesi fa, subito dopo l’insediamento del sindaco Giuseppe Sala: si sono susseguite lettere e risposte, richieste di modifiche e incontri. La tensione è salita. Ora si potrebbe rapidamente andare verso un punto di rottura.

Nemmeno l’ente presieduto da Giovanni Gorno Tempini, infatti, sembra intenzionato a dare il gradimento a quel progetto, che pur avendo subito qualche cambiamento come richiesto da Palazzo Marino e Fondazione Fiera, risulta inadeguato per il Portello, quartiere d’ingresso di Milano per chi arriva da Nord, una delle principali zone che l’amministrazione intende rilanciare, dopo la rinuncia alla costruzione dello stadio da parte del Milan.

Il gruppo Vitali-Stam era arrivato secondo alla gara, e dopo la rinuncia della società calcistica è subentrato. Era l’epoca della presidenza di Benito Benedini alla Fondazione Fiera, e questo doveva essere il suo fiore all’occhiello, ma il bilancio si conclude con un nulla di fatto, una causa legale appena chiusa e un’altra probabilmente in arrivo. La prima, con il Milan, si è conclusa con una transazione dopo un tira e molla durato un anno e mezzo. Quella con Vitali-Stam è possibile che possa prendere piede con le stesse dinamiche, anche se non si esclude che si trovi un’intesa amichevole.

Vitali prevedeva un investimento di oltre 100 milioni per realizzare un complesso architettonico polifunzionale con servizi alla persona. Nel piano ci sarebbe anche un percorso ciclo-pedonale sopraelevato, la green street, da piazza Gino Valle a CityLife, e un hotel da 350 camere.

Nei termini economici dell’accordo c’era anche un canone per la concessione del padiglione 1-2 della Fiera (1,5 milioni annui per 2016 e 2017 e da 3 milioni dal 2018). Il gruppo Vitali ha chiesto poi di cambiare gli accordi e alla fine il punto d’incontro sarebbero stati 9 milioni di compensazioni che la Fondazione avrebbe dovuto riconoscere al gruppo. Successivamente il disegno urbanistico è stato in parte modificato dopo le richieste della Giunta: né parcheggio né cinema multisala. I dettagli potrebbero definirsi in settimana. Ma pare che per il Portello si dovrà pensare ad altro.